Anno: 2020
Tecnica: Acquaforte
Lastra: rame mm. 80x115
Carta: bianca gr/m2 285 di mm. 175x250
Inchiostro: nero
Rosaspina Fabriano: lato posteriore dove presente
Timbro a secco MZ: al centro di pie' di pagina
Tiratura: esemplari n°60
Stampatore: l'autore
Descrizione
L’opera grafica rappresentata dal titolo “Ex Libris” ha preso spunto dal simbolo della mia città, un drago chiamato Thyro.
Storia del Thyro
A Terni, lungo il fiume Nera al centro di una fontana dismessa, si trova la statua del Thyrus, la maggiore identità simbolica della comunità ternana. È un drago ed insieme alla scritta “THYRUS ET AMNIS DEDERUNT SIGNA TERAMNIS” (Thyro e il Fiume dettero le insegne a Terni), scolpita nel suo piedistallo, campeggia in mezzo al verde dei giardini pubblici di via Campofregoso nel quartiere di Città Giardino. L’immagine si trova, anche sul gonfalone del Comune di Terni. Il Thyrus, o Tiro, è una sorta di basilisco, il reuccio dei serpentoni velenosi, animale favoloso che uccide con lo sguardo, popolarmente identificato col drago. Il fiume è presumibilmente il Nera, quindi il motto ci insegna che il Drago e il Nera sono i simboli di Terni. Molto tempo fa, Terni fu chiamata Interamna Nahars, Teramna, Terani, ecc., e per breve tempo anche Tiro, proprio da quell’animale mitologico. Ad elevarlo a stemma della città fu alla fine dell'800 l'architetto Benedetto Faustini, che trasformò il Thyro appartenente alla famiglia delle viverne e per tipologia ai draghi occidentali di palude, con due ali e due zampe posteriori e coda serpentiforme, in un drago rampante. Una vecchia leggenda popolare narra di un Thyro, un pericolosissimo serpente che viveva nei terreni paludosi della Chiesa davanti all'attuale Porta Romana, che con il suo alito venefico uccideva quanti osavano avvicinarsi. Ad ucciderlo fu un giovane ardimentoso della nobile famiglia Cittadini stanco di assistere alla continua strage dei suoi conterranei. Egli affronta il mostro e quando sta per avere la peggio, un raggio di sole gli colpisce la sua lucida armatura di metallo: il drago vacilla al riflesso della sua immagine e il giovane riesce ad ucciderlo. È la rappresentazione simbolica delle lotte che l'uomo doveva sostenere con le forze della natura, la stessa che si ritrova nell'iconografia cristiana con la figura di San Giorgio che uccide il drago, simbolo del peccato. Nella credenza popolare il Thyro rappresentava gli elementi naturali, l'acqua in particolare, che rendendo paludosi i terreni ne impediva lo sfruttamento e alimentava una terribile malattia come la malaria. A sconfiggerli sarà l'opera dell'uomo, come nella tradizione religiosa sarà il Santo a scacciare il male. La leggenda ha però un preciso fondamento storico, furono infatti i monaci Benedettini, ospiti del convento di San Pietro, a cominciare nel XIII secolo con le loro opere idrauliche l'azione di bonifica del territorio ternano.