Riflessioni di Maria Elisabetta Perazzini
La mente concepisce e la mano materializza: ecco allora l’idea che si mostra nell’oggetto.
L’oggetto “lavorato”, “fatto” e “finito” ha “qualcosa” da dire. Parla di arnesi, ore di lavoro, di pazienza, di tempi lunghi… L’oggetto è nato dalla testa e dalla mano.
Non può esistere separazione tra testa e mano, qualora questo accadesse sarebbe la mente a soffrirne e l’uomo perderebbe la sua creatività, la sua passione per il lavoro.
Vitruvio afferma: “quotidianamente lavorando, gli uomini non solo finiscono con rendere le mani più abili nel costruire ma giungono a raffinare quotidianamente l’intelligenza”.
Maria Elisabetta e Arturo
|